Opinioni

Ho sognato che il Papa andasse a Gaza

Un sogno di pace, un gesto folle che il mondo non avrebbe saputo prevedere

Il sogno che spiazza la ragione

Stanotte ho sognato che il Papa, da solo, senza avvisi né telecamere, saliva su un aereo e andava a Gaza.
Non c’erano cardinali né bandiere, solo lui, con la veste bianca impolverata, tra la polvere e il rumore lontano di un elicottero.
È sceso, ha camminato piano tra le rovine, tra bambini con gli occhi grandi e soldati che tenevano il fucile come se pesasse troppo.
Non ha detto nulla. Si è inginocchiato.

E in quel silenzio — un silenzio che faceva male — anche le armi hanno smesso di respirare.

Il mondo intero si è fermato

Nel sogno, la notizia ha fatto il giro del mondo in pochi minuti.
Le redazioni erano in tilt, i governi parlavano di “atto sconsiderato”, i social si riempivano di giudizi e di meraviglia.
Ma per la prima volta dopo tanto tempo, la gente smetteva di parlare per guardare.
Non c’erano parole giuste o sbagliate, solo uno stupore che bruciava negli occhi: “È davvero lì?”

L’eco dentro

Quando mi sono svegliato, ho sentito il battito lento di quel sogno che non voleva andarsene.
Mi sono chiesto perché ci sembra così impossibile che qualcuno faccia un gesto così semplice, così umano.
Viviamo in un mondo dove tutto è calcolato, dove anche la bontà ha bisogno di un comunicato stampa.
Ma la pace, forse, nasce solo da chi non chiede permesso. Da chi osa fare il passo che tutti pensano folle.

Un sogno o un bisogno?

Non so se il Papa andrà mai davvero a Gaza. Forse no. Forse non serve neanche che lo faccia lui.
Forse basterebbe che ognuno di noi, per un istante, trovasse il coraggio di entrare nel dolore dell’altro.
Di toccarlo, senza paura di sporcarsi.

Perché la vera fede per chi ci crede, in Dio, nell’uomo, nella vita — è proprio questo:
credere che un passo, anche solo sognato, possa ancora cambiare qualcosa.

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