Il valore del silenzio nell’epoca del rumore
Perché togliere invece di aggiungere può essere un atto editoriale
Ogni minuto vibra qualcosa, arriva una notifica, un video parte da solo, un messaggio lampeggia. Tutto parla, tutto pretende attenzione. Ma alla fine della giornata, ci accorgiamo di non aver ascoltato davvero niente.Il silenzio, in questo mondo che urla, è diventato quasi un tabù. Se non pubblichi, non esisti. Se non commenti, sei fuori. Se non aggiorni, sei “fermo”. Eppure, proprio il fermarsi potrebbe essere l’unico gesto sensato rimasto.Il silenzio non è vuoto, è spazio.
È il momento in cui le idee si sedimentano, in cui le parole trovano il loro peso. È il respiro tra due pensieri, quello che permette al senso di emergere.
Togliere, oggi, è un atto di coraggio.
Vuol dire scegliere cosa non dire, cosa non mostrare, cosa non pubblicare.
Significa lasciare margine, restituire profondità, fidarsi del lettore invece di riempirgli la testa.
Un buon articolo non è quello che dice di più, ma quello che lascia qualcosa in sospeso.
Un buon editore non è quello che parla sempre, ma quello che sa quando è il momento di stare zitto.
Forse il silenzio è la forma più onesta di attenzione.
Quella che non cerca like, non fa rumore, ma ascolta davvero.
OfflineMind — quando il pensiero ha bisogno di respirare.

